Isabella Morra (1520-1546)

post bronzoisabella300Isabella Morra (1520-1546), nata a Favale (l’odierna Valsinni) vicino Matera da famiglia nobile, condusse una vita infelice e inquieta nel castello di famiglia, una severa rocca sulla valle del Siri (oggi Sinni), sognando la corte francese nella quale viveva il padre, costretto ad emigrare per aver parteggiato con gli sconfitti francesi contro i spagnoli.
Sola, fin da quando aveva otto anni, in quel maniero sinistro, sotto la tutela dei fratelli rozzi e selvatici che la detestavano, ebbe come unico conforto la lettura dei classici, la composizione di poesie, ed il fantasticare.
Un canonico, suo precettore, per alleviare questa profonda solitudine, favorì la conoscenza e la corrispondenza tra Isabella e il cavaliere e poeta spagnolo Diego Sandoval de Castro, marito dell’amica Caracciolo, stabilitosi nelle vicinanze, tra l’altro amico dell’imperatore spagnolo Carlo V, e quindi nemico dei Morra.
Isabella aveva ventitre anni quando tra loro cominciò una fitta corrispondenza letteraria
Non si sa se i rapporti tra i due rimasero platonici oppure si concretizzarono in una relazione passionale, ma la gente cominciò a mormorare, e le dicerie giunsero alle orecchie dei fratelli di Isabella, che associando motivi di "onore" a quelli politici, attuarono una sanguinosa vendetta, uccisero prima il precettore di Isabella, poi la stessa Isabella e, qualche tempo dopo il poeta Diego.

Secoli dopo, nel 1928 il filosofo abruzzese Benedetto Croce, si interessò della vicenda e pubblicò il saggio
"Storia di Isabella Morra e Diego Sandoval De Castro", che di fatto riportò alla luce la storia e la poetica della sfortunata poetessa.
Croce fece effettuare scavi alla ricerca delle spoglie della giovane donna, in particolar modo sotto la chiesa, ai piedi del castello, senza ottenere risultati, tanto che ancora oggi non si conosce dove sia ubicato il corpo d’ Isabella, alimentando fantasie e miti, come quello del fantasma della poetessa, che non avendo ricevuto degna sepoltura, vaghi ancora per le stanze del castello.

 

Canto II

D’un alto monte onde si scorge il mare
miro sovente io, tua figlia Isabella,
s’alcun legno spalmato in quello appare,
che di te, padre, a me doni novella.

Ma la mia adversa e dispietata stella
non vuol ch'alcun conforto possa entrare
nel tristo cor, ma, di pietà rubella,
la calda speme in pianto fa mutare.

 Ch’io non veggo nel mar remo né vela
(così deserto è l infelice lito)
che l’onde fenda o che la gonfi il vento.

Contra Fortuna alor spargo querela,
cd ho in odio il denigrato sito,
come sola cagion del mio tormento.

Canto VII

Ecco ch’un’altra volta, o valle inferna,
o fiume alpestre, o ruinati sassi,
o ignudi spirti di virtute e cassi,
udrete il pianto e la mia doglia eterna.

Ogni monte udirammi, ogni caverna,
ovunq’io arresti, ovunqu’io mova i passi;
chè Fortuna, che mai salda non stassi,
cresce ogn’or il mio male, ogn’or l’eterna.

Deh, mentre chì’io mi lagno e giorno e notte,
o fere. o sassi, o orride ruine,
o selve incolte, o solitarie grotte,

ulule, e voi del mal nostro indovine,
piangete meco a voci alte interrotte
il mio più d’altro miserando fine.

Restano di lei poche liriche, appena tredici (dieci sonetti e tre canzoni), ma sono in esse alcuni tra gli accenni più vivi della poesia del cinquecento, ma, anche se seguono la tradizione petrarchista, e si distinguono per l’eleganza formale, sono intrise della sua drammatica esistenza.
Esse testimoniano oltre alla raffinatissima cultura, un’indole appassionata e melanconica, che ricordano le liriche del Leopardi, nel forte e sempre intenso riflesso dei propri stati d’animo in aspetti consimili del paesaggio.
In esse si ritrovano i temi della solitudine e dell’isolamento, della angosciosa attesa di suo padre, del desiderio di evasione, ogni angolo della sua terra, osservata dall’alto della sua rocca, diventa elemento su cui sfogare tutto questa inquietudine.
E la fortuna spesso invocata e poi dileggiata, si ritrova spesso nelle sue liriche, nella consapevolezza di questa condizione ingiusta e senza speranza.
Isabella appartiene al gruppo delle poetesse, così dette “rimatrici”, del Cinquecento, di imitazione petrarchesca, secondo il concetto critico espresso dal Bembo, che voleva ricondurre la lirica alla pura imitazione del Petrarca, per quanto attiene la purezza della lingua italiana e alla struttura classica del sonetto, della canzone e della sestina.
La tragicità dei rilievi e la potenza rappresentativa delle immagini ci fa riconoscere in Isabella Morra e nel suo minuto canzoniere, intuitivamente riscoperto e rivalutato da Benedetto Croce, una testimonianza di Poesia “senza tempo”.

castelloIsabella400


Ringrazio l' amica m0rgause che mi ha “acceso” la memoria su questa poetessa, permettendomi di riprendere la sua storia e la sua poetica, e sintetizzarla in questo post.
C
olgo l’occasione per invitare le amiche e gli amici ospiti a consultare e leggere l’interessante lavoro fatto tempo fa dalla stessa m0rgause su Isabella, presso il suo blog:
http://stregam0rgause.splinder.com/post/18257000/isabella-morra-misconosciuta-poetessa-del-500-italiano

 



Se volete leggere ed ascoltare alcune poesie di Isabella, potete farlo presso qusto sito:
http://www.poetilucani.it/template.jsp?pagina=poePoesie&poeId=25

e se volete approfondire l'analisi della sua poetica, potete consultare i documenti presso questo sito:
http://www.poetilucani.it/template.jsp?pagina=poeSchedaCritica&poeId=25&criId=24
 


Testo letto da Dino Becagli e musica di Rocco De Rosa.Nelle foto il fiume Sinni, chiamato Siri al tempo di Isabella.

 

 

Testo letto da Dino Becagli,e musica di Rocco De Rosa,"I fieri assalti di crudel fortuna…"
 

20 pensieri su “Isabella Morra (1520-1546)

  1. grazie al tuo sapiente ricamo,Lorenzo, hai saputo ricostruire una figura adornandola del suo giusto fascino.
    un destino, quello di Isabella, accomunato a tantissime donne della sua epoca che dovevano rinunciare all'amore, ai beni, alla ricchezze ed anche a sè stesse.

    eppure anche nella più bieca delle rinunce ogni donna è capace di lasciare dentro di sè uno spazio per sopravvivere,
    la sua grande capacità di immaginazione accanto alla missione (tramandata senza parole) di dover essere custodi di un disegno più grande del proprio stesso essere la rendono forte di una forza invisibile e invincibile.

  2. Veramente Grande Lorenzo 🙂 grazie per condividere con Noi il tuo sentire… questo viaggio attraverso il tempo e la poesia è qualcosa di unico… grazie per queste perle di Storia e Poesia che ci regali
    un bacio Gio

  3. Ciao LOrenzo, felicissima per Isabella. Tu sai quanto  amo la Poesia di questa sfortunata  donna  la cui storia da tempo mi appassiona. Bacitanti carissimo,enrica

  4. @Aleteia…
    Sempre incisivo il tuo contributo, mia cara… 
    La storia di Isabella, è la solita storia dell’inganno e della cultura moralistica che tradizioni e religioni hanno provocato nella naturalezza del convivere..
    Quello che mi ha colpito in Isabella, come in tante altre che andremo a vedere, e che ho avuto modo di conoscere e di studiare, è l’amore del sapere.
    E questa curiosità, questa voglia di capire e dire, di leggere e scrivere, le emozioni, il piacere ed il dolore..
    Questa visione tormentata di ogni angolo della sua vista, dall’alto del suo castello, è qualcosa che appartiene alla metafora della donna stessa, della donna che ha vissuto millenni, nella prigione di un luogo comune.
    È molto bella la sua poesia, ed è bella questa sua storia “ingiusta” fatta di amore per la conversazione più che amore “banale”.
    Ma come sempre è più facile semplificare che riflettere un po’…
    Lorenzo
     

  5. Il Cinquecento letterario italiano è il secolo delle poetesse. Quello che stupisce della Morra non è il suo tragico destino essendo..pur isolata dal mondo civile  e culturale di quel tempo, riesce acquisire la sua cultura umanistica e formarsi come letterata e poetessa nonostante fosse in quel tragico contesto familiare.Credo unica di quel periodo.

    Buona giornata

  6. @ilavi
    Si ci sono tante poetesse su cui indagare, è questo un bel viaggio.
    In ognuna di loro, poi alla fine si ritrova una parte di noi tutti, uomini e donne.
    Come se si ripetesse la magia di una nuova nascita..
    È la magia della poesia e della donna, è alchimia…
    E Isabella, ci trascina in quel mondo di tormento che rende curiosi, fantasiosi, visionari…
    È una poetessa che sa creare emozione..
    Lorenzo

  7. @SempreGiò
    Sei sempre gentile e interessata alle cose che parlano di poesia e di donna…
    Si è un bel viaggio, in questo mondo fatto i bisbigli, di sussurri, di sguardi impauriti, di grandi anime sommerse dall’ignoranza, e dalla becera etica …
    È storia senza tempo…
    Lorenzo

  8. @m0rgause
    Si, lo so, Enrica, e ho visto nei tuoi siti, e nel tuo blog, quanto amore hai per questa poetessa, e grazie a te, che ho ricordato, lei…
    Donna, giovane donna, presa nel suo tormento, e tradita dal suo essere donna, ha nella poesia un lamento che prende ancora, e ci riporta in quelle finestre della rocca, dove il bianco diventava nero, e il giorno diventava notte..
    Ed è bello averla ritrovata.
    Ed è bello poterle ridare colore e melodia…
    Perché la sua poesia è senza tempo…
    Lorenzo

  9. questa curiosità del sapere che hai evidenziato Lorenzo, è un'altro punto in comune di molte donne delle epoche passate, alcune adiritture hanno sacrificato l'amore al sapere, donne minerviane, insaziabili di conoscenza, dimentiche persino di sè stesse pur di camminare attraverso i sentieri del conoscere

  10. @Aleteia
    È verissimo quello che dici, le donne depositarie della conoscenza e della magia della vita diventano insaziabili  della conoscenza sacrificando l’amore e anche altro…come non pensare ad Ipazia, per esempio e ad una poetessa su cui sto lavorando in questi giorni, (permettimi di fare una sorpresa), che per il sapere ha fatto scelte incredibili nella vita…
    Penso che le donne, nel contesto in cui sono state costrette a vivere per millenni, hanno dimostrato la grandezza del loro essere tramite esempi eccelsi…
    Peccato aver perso tante opportunità, ma quelle che sono riuscite malgrado tutto, sono eroine della libertà…e della bellezza della conoscenza.
    Di Isabella mi ha affascinato questa sua forza fin da fanciulla di conoscere ed imparare, come riscatto al grande vuoto per una ingiustizia subita, la lontananza del padre a causa di questioni politiche..
    Le sue poesie sono canti  di una prigioniera, abbandonata dalla fortuna, sono canti di libertà, e di speranza, sono canti colti, e tecnicamente perfetti, indice questo, vista la sua giovane età, di una preparazione linguistica specifica…
    E ha pagato anche il prezzo dell’ignoranza, che da sempre, avendo paura di chi sa, sceglie strade banali e semplici, ovvero l’eliminazione…

    Colgo l’occasione per sottolineare un fatto che ritengo di estrema importanza, che nella presentazione forse non ho evidenziato abbastanza, che nel secolo scorso Benedetto Croce ha fatto tutto quello che poteva sia in termini di critica letteraria sia in termini di memoria, per rivalutarla, per riscattarla al silenzio imposto dagli eventi, e che pochi anni fa, anche Dacia Maraini ha scritto un testo teatrale ispirato a questa storia.

    Lorenzo

  11. @aenge
    Ti ringrazio della tua nota sul fatto che il cinquecento italiano  è in effetti un secolo importante per la donna letterata, dopo secoli di silenzio, e che vi troviamo una nutrita schiera di poetesse, la cui attività dimostra la parte nuova che la donna aveva assunto in società con l’umanesimo ed il rinascimento, anche se questa emancipazione era limitata strettamente o a “salotti aristocratici” o alle “cortigiane honeste”, vale a dire le cortigiane di alto livello (che ricordano le “etere” greche), fornite di una dose di più o meno seria di cultura e di buone maniere tanto da poter tenere dimore frequentate da gentiluomini e letterati.
    E' un secolo importante dal punto di vista di "Donne di Poesia" il cinquecento anche se non segui nel secolo dopo, e anche nell'altro,  lo stesso interesse e lo stesso poetare femminile.
                                                             
    E Isabella, come hai fatto rilevare bene tu, unica in quel periodo, che anche se agiata per famiglia, ma in un contesto difficile per le note vicende politiche in cui era stato succube il padre, era riuscita a crearsi una cultura, uno stile, un amore per la poesia di notevole spessore tecnico, tanto da ritenerla una delle migliori seguaci del petrarchismo.
    Tale da comporre poesie, “senza tempo”….
    Lorenzo

  12. Caro Lorenzo,

    complimenti per questo tuo nuovo blog! Veramente bello e interessante.

    La storia di Isabella mi affascina molto.

    P.S: Con immenso pacere ho aggiunto il link sul mio blog!

    Giovanna

  13. Molto interessante la storia personale di questa poetessa così come ce la presenti, è sempre accattivante il modo in cui ci offri nuovi pretesti di conoscenza. C'è qaulcosa di drammatico in questo suo riferirsi agli eventi della sua vita come qualcosa che la inchioda ad un destino in cui lei ha un ruolo passivo e vi si sottomette. Questo però le arreca un dolore che sembra accompagnare ogni suo gesto. Peccato che  dei suoi scritti non restino che 13 poesie. Resto in attesa di scoprire chi è la prossima 'donna di poesia'…
    A presto, Honissima

  14. La poesia è bella, ed è toccante la storia della giovane poetessa confinata in un mondo ostile e senza speranza di potervi evadere, se non con la morte…per lei la poesia era molto di più di un omaggio alla bellezza, era un altro mondo in cui immaginare il bello.
    Grazie Lorenzo per  averci ritagliato quest'omaggio alla donna e alle sue difficoltà in un secolo in cui, invece, le donne erano più libere che nel Medioevo.
    Gaspara Stampa scriveva versi di fiera sensualità senza paura, come questi che ti " dono" come auspicio per questo bel blog:      

    Il cor verrebbe teco,

    nel tuo partir signore,

    s’egli fosse più meco,

    poi che con gli occhi tuoi mi prese Amore
    Cari saluti, H.

  15. @RosaOscura

    Si, hai ragione Giovanna, la storia di Isabella è affascinante, e coinvolgente…
    È la conferma che in ogni poetessa c’è una inquietudine, profonda e musicale..
    Isabella ha lasciato le sue lacrime in versi, e la sua voglia di “conoscenza”
    E come ogni poeta, ha scritto, per lasciare la sua memoria e per provocare in ognuno di noi memoria..ecco perché anche Isabella può rinascere, se leggiamo le sue poesie.
    Grazie del tuo intervento.
    Lorenzo
     

  16. @Honissima

    Ti ringrazio delle tue parole, e della sintesi di quanto traspare dalle mie intenzioni su questo lavoro.
    In effetti, penso che conoscere figure come Isabella, come altre poetesse, dimenticate nel silenzio del “ignorare” porti appunto alla “conoscenza”…
    Questo scoprire voci e inquietudini lontane, che tramite la poesia, ritroviamo vicine e spesso, dentro di noi, come dire ci completa qualche incertezza.
    In effetti, come analizzi tu, c’è un senso di “attesa senza movimento” in questo personaggio, ma considera i tempi e i contesti.
    La sua fuga è stata nella “conoscenza”…nella cultura, nella curiosità di sapere…e poi la sua fuga è stato nell’incanto di un rapporto “amicizia-amorosa” con il cavaliere Diego, una sorta, da quanto ho potuto intendere e percepire di “amor cortese”.
    Ed in questo credo che noi oggi dobbiamo darne i contorni di figura “significativa”.
    L’aver trovato, nel tormento mai dissolto, nel “conoscere” tramite lettura, scrittura, e tramite “fascinazione”, di qualcosa non necessariamente “carnale”, ma oltre, più oltre..
    ti aspetto…ancora
    Lorenzo
     

  17. @Harielle

    In effetti cara Harielle, tramite la poesia Isabella, è riuscita ad evadere, osservando dalla finestra il mondo girare alla rovescia, e creare una sua strada, un suo viaggio…che l’ha portata alla morte, o forse per lei ad una ri-nascita.
    Ed il fatto, che ancora oggi, qui, stiamo parlando di lei, è in effetti, un suo riappacificarsi con il mondo.
     In effetti nel cinquecento come ho detto appena sopra c’è un risveglio della poetica femminile, che sembra recuperare l’assenza dei secoli precedenti, ma come sai, avremo ancora silenzio e dovremo attendere l’ottocento per trovare un nuovo canto di donna.
    Gaspara Stampa è considerata il perno di quel periodo, dove al tecnicismo, si univa appunto la capacità di esprimere l’intimo, appunto i sensi…
    Ma di questo periodo e di Gaspara, avremo modo di riparlarne.
    Saluti
    Lorenzo
     

  18. ringraziamo il mio avo Benedetto allora 🙂 qualcosa di buono l'ha fatto e
    aspetto Ipazia con trepidazione Lorenzo… ho visto il film Agorà che mi pare le abbia resa alquanto giustizia

  19. Il giorno degli amori vicini e lontani,vecchi e nuovi appena sbocciati..carezzati dal vento,scaldati dal sole in un angolo di spiaggia..
    Il tuo mondo e magnifico tanto romantico e pieno di passione ,una piacere da passare di qua .
    Grazie per la gradita visita caro mio ,ti auguro buona serata ! bacione Elly

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